All’incirca a metà del quadriennio di frequenza presso la S.F.I.D.Y. (Scuola di formazione per l’insegnamento dello Yoga) fui coinvolta, in merito alla mia professione di attrice e cantante, in un concerto intitolato ‘Terra di Confine’. Il repertorio, di particolare sperimentazione nell’ambito della commistione dei generi musicali, alternava canzoni e brani strumentali all’interpretazione di alcune poesie di poetesse nostre contemporanee. In quell’occasione lessi anche un paio di liriche di Franca Grisoni, estratte dalla raccolta intitolata ‘L’oter’, che in seguito ricevetti in dono da un caro collega. Iniziò così per me una lunga frequentazione di queste liriche, da cui venni colpita profondamente per il senso, la forma e la musicalità.
Sono testi scritti in dialetto sirmionese, lingua la cui matrice bresciana viene addolcita da certe sonorità venete: sono poesie d'amore, per lo più dedicate al marito oggi scomparso, che raccontano in un linguaggio concreto, immediato, ma complesso per stratificazione di significati, la percezione femminile nei confronti dell' ‘altro’ maschile (‘l'oter’ significa appunto ‘l'altro’), definendo progressivamente il senso di un percorso a due che si arricchisce di valenze spirituali. Questa tematica verrà sviluppata sempre più nelle raccolte successive: l'altro va assumendo così il valore di ‘Altro’ con la A maiuscola, con tutte le implicazioni che questo comporta.
Di quelle parole inizialmente risuonarono in me con maggior forza le sfumature con cui la Grisoni sapeva scrivere della contrapposizione tra figura femminile e figura maschile: la dolcezza, lo smarrimento, il desiderio, l’inafferrabilità dell’altro, la sua funzione di specchio. Era grande la risonanza con tanti pensieri sulla dualità sorti in solitudine, mentre cercavo risposte nella lettura appassionata e non sempre organica di vari testi di filosofie orientali, psicologia e yoga e con gli approfondimenti svolti in seguito durante le lezioni presso la scuola: si delineava una molteplicità di punti di vista interpretativi con cui era inevitabile fare i conti.
Già da tempo, utilizzando simbolicamente i colori blu e rosso, usavo fissare attraverso il disegno le mie percezioni inerenti a questa dualità corporea ed emotiva esperita nel quotidiano. Decisi allora di procedere nella lettura poetica della Grisoni prendendomi il tempo per tradurla in segno visivo, come in una sorta di meditazione. Ne risultano una settantina di disegni in cui senz’altro traspare una percezione della corporeità filtrata dall’esperienza della danza, del teatro e naturalmente della pratica yoga, in una fase di ulteriore osservazione delle questioni di anatomia e fisiologia.
In seguito, per giungere al punto nodale della tesi che propongo, continuando ad osservare la natura di questi testi ho deciso di trasformarli in canto. Musica e canto si sono sovente intrecciati in diverse forme alla mia professione di attrice, talvolta prevalendo nel mio desiderio di espressione, con l’intuizione sempre più chiara di quanto la pratica vocale e sonora abbia un potenziale molto alto di trasformazione ed evoluzione verso uno stato di maggiore libertà e pienezza. ‘L’oter’ è così diventato un progetto ben più articolato che trova il suo nucleo fondamentale in un percorso musicale e vocale.